IDEE NUTRIZIONE
COSA SIGNIFICA
“MANGIARE SANO”?
Ecco una possibile risposta!
Mangiare sano è un concetto che può avere diverse interpretazioni a seconda delle culture, delle preferenze e delle esigenze di ognuno. Tuttavia, esistono alcuni principi generali che possono aiutare a definire cosa significa mangiare sano per la maggior parte delle persone.
Innanzitutto, mangiare sano significa scegliere alimenti che apportano i nutrienti necessari per il benessere fisico e mentale, come vitamine, minerali, proteine, fibre, grassi sani e acqua. Questi alimenti includono frutta, verdura, cereali integrali, legumi, noci, semi, carni magre, pesce, uova, latticini e oli vegetali.
In secondo luogo, mangiare sano significa evitare o limitare il consumo di alimenti che possono essere dannosi per la salute, come quelli ricchi di zuccheri aggiunti, sale, grassi saturi, grassi trans, colesterolo e alcol. Questi alimenti includono dolci, bibite, snack salati, fast food, carni rosse, salumi, formaggi grassi, burro e bevande alcoliche.
In terzo luogo, mangiare sano significa adattare la quantità e la qualità degli alimenti alle proprie caratteristiche individuali, come età, sesso, peso, altezza, attività fisica, condizioni di salute e obiettivi personali. Per fare questo, è utile seguire le raccomandazioni delle autorità sanitarie, come la piramide alimentare o il piatto sano, che forniscono delle linee guida su come distribuire i vari gruppi alimentari nell'arco della giornata e della settimana.
Infine, mangiare sano significa anche godersi il cibo e la sua varietà, senza rinunciare al piacere e alla convivialità. Mangiare sano non significa seguire diete restrittive o monotone, ma trovare un equilibrio tra nutrizione e gusto, tra salute e felicità. Mangiare sano significa anche rispettare le proprie preferenze, le proprie tradizioni e le proprie emozioni, ascoltando i segnali del corpo e della mente.
Queste sono alcune delle opinioni sul significato di mangiare sano che si possono trovare in letteratura e nella società. Ovviamente, non esiste una definizione univoca e universale di questo concetto, ma ognuno può trovare la propria versione personale, basata su evidenze scientifiche, esperienze pratiche e valori personali. L'importante è essere consapevoli delle proprie scelte alimentari e dei loro effetti sulla salute e sul benessere.
L’alimentazione per il diabetico
Qual è l’alimentazione migliore per una persona con il diabete: risposte alle domande più frequenti.
Intervista al dr. Danilo Cariolo, Biologo Nutrizionista, Milano
Le persone affette da diabete devono avere una dieta a schema fisso?
Non necessariamente. L’approccio migliore è quello di partire dalle abitudini alimentari della persona diabetica e dal suo stile di vita, valorizzando le abitudini coerenti con la sua condizione e rendendo progressivamente meno frequenti le abitudini meno adeguate e/o scorrette. In alcuni casi è consigliabile partire con qualche settimana di schema fisso, solitamente quando vi è uno stato metabolico più a rischio che deve essere messo in sicurezza in maniera veloce oppure quando lo stato psicologico ed emotivo della persona richiedano una guida “passo dopo passo”. E’ sempre utile abbandonare lo schema fisso il primo possibile per arrivare ad un naturale stile di vita adeguato alla singola persona.
Il diabete impone alla persona di mangiare in modo diverso dagli altri?
Se per mangiare in modo diverso intendiamo diversamente dalla media della popolazione la risposta è si. Il diabete è un patologia con diverse cause ma lo stile di vita e le abitudini a tavola hanno un ruolo determinante. Perciò si deve mangiare in maniera diversa rispetto a queste abitudini sbagliate.
Se per mangiare in modo diverso intendiamo diversamente da come una persona dovrebbe mangiare secondo i consigli alimentari moderni, basati sulle evidenze scientifiche, allora la risposta è no. Quello che si consiglia oggi per una persona in buono stato di salute in termini di quantità e qualità degli alimenti può essere consigliato anche ai soggetti diabetici con eventuali personalizzazioni dovute alle specifiche condizioni di salute.
Quale può essere l’impostazione della giornata alimentare nel diabete di tipo 1 e nel diabete di tipo 2?
L’alimentazione deve sempre essere equilibrata alle esigenze personali. Vale per il soggetto sano e per i soggetti con patologia. In generale una giornata impostata su 5 pasti giornalieri è particolarmente indicata per mantenere un controllo soddisfacente sia nel diabete di tipo 2, sia in caso di terapia insulinica intensiva. Considerato che nel diabete di tipo 1 il dosaggio dell’insulina viene predeterminato allora è possibile anche uno schema su 3 pasti giornalieri. E’ meglio valutare queste cose con il proprio medico a seconda della terapia.
Chi ha il diabete deve evitare di mangiare i carboidrati?
I carboidrati non sono da eliminare così come non lo è lo zucchero semplice. Le nuove raccomandazioni della SINU (Società Italiana Nutrizione Umana) stabiliscono una quota di circa 45-55 % di carboidrati rispetto alle calorie totali. Il controllo che andrebbe fatto – per prevenire il rischio di incorrere nel diabete – sia nei soggetti diabetici che in quelli sani senza diabete è sulla quantità e sulla qualità degli alimenti che utilizziamo come fonte di carboidrati. La quantità è determinata in base allo stile di vita, le necessità individuali e la terapia farmacologica mentre la qualità è una questione di abitudini alimentari.
Tutti quanti dovremmo preferire i prodotti integrali e naturali rispetto ai prodotti trasformati e lavorati con farine raffinate. Riscoprire i cereali interi come orzo, avena, farro, miglio, amaranto e ridurre pasta e prodotti da forno come pane, crackers, croissant, pizza, focaccia, biscotti, soprattutto se preparati con farine non integrali. Tutti dovremmo mangiare più legumi, ortaggi e frutta. Tutti dovremmo ridurre la quantità di zucchero semplice che ingeriamo come dolcificante presente in cibi e bevande.
Perciò come detto prima tra diabetico e soggetto sano non cambia poi molto.
e dosi di insulina dipendono dall’introito di carboidrati?
Si, perché i carboidrati richiedono insulina per la loro metabolizzazione. Per avere un buon controllo glicemico nel lungo periodo è importante che la terapia sia calibrata sui carboidrati assunti o viceversa. Altrimenti si potrebbero verificare episodi di ipoglicemia e iperglicemia.
Va ricordato che sia nel diabete di tipo 1, in terapia intensiva o con microinfusore, sia nel diabete di tipo 2l’approccio migliore, considerato il “gold standard” è il conteggio dei carboidrati (CHO).
Quindi non esistono evidenze per suggerire una dieta a basso contenuto di carboidrati?
Si considerano diete a basso contenuto di carboidrati quelle con meno di 130 g al giorno. No, non esiste ad oggi alcun motivo per suggerire diete così drastiche.
Qual' è il ruolo delle proteine nel diabete?
La quantità e la qualità delle proteine che si consigliano ad un soggetto diabetico sono le stesse di quelle che si consigliano all’individuo sano, a meno che non sia presente la nefropatia diabetica come complicanza. E’ corretto assumere proteine in ogni pasto con porzioni moderate tipo un palmo di mano, un quarto di piatto, 100 g di carne o pesce, 30-40 g di legumi secchi. La cosa importante da ricordare è che alcuni tipi di fonti proteiche, soprattutto quelle animali, portano ad una richiesta di insulina maggiore rispetto all’atteso, a parità di carboidrati. Anche in questo caso sia i soggetti con patologia, sia i soggetti sani dovrebbero attenersi alle linee guida e consumare nellagiornata 2/3 di proteine vegetali e solo 1/3 di proteine animali. Sono da preferire i cereali interi, i legumi, la frutta secca a guscio, i semi vari e non esagerare con il consumo di carne, pesce, uova, formaggi, latte e derivati animali in genere. In questo modo in maniera del tutto naturale si avrebbe anche un contemporaneo ridimensionamento dei grassi in totale, soprattutto dei grassi saturi che peggiorano molte condizioni spesso associate al diabete come sindrome metabolica, ipertensione, obesità.